Sono, però, dei veri domenicani che, in forza della loro professione emessa in nome del Maestro Generale, vengono incorporati all’Ordine accettandone in pieno la giurisdizione.
Sono, pertanto, giuridicamente al pari dei frati e delle monache, membri dell’Ordine a pieno titolo.
In quanto laici, come tutti gli altri, devono certo santificarsi vivendo nel mondo; in quanto Domenicani, dovranno farle impostando la loro vita «sull’esempio di San Domenico e di Santa Caterina da Siena, illustrando la vita dell’Ordine e della Chiesa» (Reg. 5).
Devono vivere il carisma dell’Ordine Domenicano: la predicazione ordinata alla salvezza delle anime. Come ribadisce il Direttorio Nazionale, il Laico Domenicano «si considera e si comporta sempre e dovunque da apostolo di Cristo, secondo il progetto di vita di S. Domenico» (D.N. 14).
Tale progetto si avvale di quattro mezzi essenziali:
– vita comune,
– studio
– preghiera
– predicazioneVita comune
L’obiettivo principale cui tende il vostro vivere insieme è che, nel comune progetto di ricercare Dio, conseguiate piena sintonia a livello di mente e di cuore curando la massima concordia tra quanti abitate sotto lo stesso tetto. Così comincia la regola di sant’Agostino di cui s. Domenico ha voluto dotare il suo Ordine. San Domenico trovò e introdusse nell’Ordine la vita comune, intesa come prima realizzazione evangelica dell’amore fraterno.
La vita comune, nell’intento di S. Domenico, non è importante solo per l’esercizio reciproco della carità fraterna, ma anche per la predicazione che, appoggiata e coordinata da una comunità, risulta molto più efficace dell’attività di un individuo isolato.
La vita comunitaria avrebbe dovuto essere come la struttura portante, il supporto dell’Ordine e dunque garantire ai Predicatori una dinamicità della convivenza. Vivere insieme è assai più che usufruire di reciproci servizi: deve costituire per ciascuno uno stimolante richiamo alla correzione fraterna, un effettivo aiuto nello studio e nella predicazione, una crescita nella perfezione evangelica e nell’esercizio di quelle virtù «umane» la cui assenza compromette sovente l’accoglienza della Buona Novella: insomma un banco di prova per il Predicatore.
“Il Laico Domenicano in forza della propria vocazione è chiamato non solo a una vita spirituale e apostolica personale, ma anche a esprimere l’indole secolare in una vita di comunione e di impegni con la propria Fraternita» (D.N. 16).
Studio
Per quanto riguarda lo studio, esso è un obbligo anche per i Laici Domenicani, essendo tenuti, in forza della loro professione, ad essere dei predicatori. La formazione risponde alla preoccupazione “di dare spazio alla cultura e allo studio, che sono alla base del progresso spirituale, sia individuale che comunitario” (D.N. 21).Gli incontri della Fraternita diventano così per il Laico, non solo l’occasione per l’esercizio della carità fraterna, ma il luogo della sua formazione dottrinale (D.N. 21), il luogo della sua preghiera comunitaria (D.N. 22), il luogo dove si organizzano le attività apostoliche e caritative secondo lo spirito di S. Domenico (D.N. 17 e 23).
Il nostro studio non è una grazia per intellettuali, né la ricerca dell’erudizione per se stessa. Per volontà espressa e innovatrice di S. Domenico, lo studio è stato incluso nei propositi dell’Ordine per preparare al servizio dottrinale nella Chiesa e al ministero della salvezza del prossimo.
E’ per questo il nostro studio è prima di ogni cosa una contemplazione amante del mistero di Dio, uno sguardo di sapienza che tenta di vedere le cose come Dio stesso le vede. Il nostro studio cerca di capire per amare meglio, ecco la chiave di ogni ricerca di Dio.
La “teologia” di Domenico appare interamente fondata sulla Redenzione per mezzo di Cristo, a partire dal quale, nella dottrina cristiana tutto risplende di luce.
La ricerca della verità suggerisce l’impegno interiore che un Domenicano deve avere (con la consapevolezza di averlo assunto mediante la vocazione) per poter, attraverso un qualsiasi impegno e attività, portare testimonianza credibile e contagiosa.
Tuttavia per far questo è necessario conoscere cosa bisogna predicare…da qui la necessità di contemplare prima la Parola di Dio, con essa pregare, studiarla fino a poterla vivere nella propria esistenza,
Preghiera
Si racconta di San Domenico che «di notte nessuno era più di lui assiduo nel vegliare in preghiera. Alla sera prorompeva in pianto, ma al mattino raggiava di gioia. Il giorno lo dedicava al prossimo, la notte a Dio… Piangeva spesso e abbondantemente… Di giorno, soprattutto nella celebrazione quotidiana della Messa; di notte, quando protraeva più di ogni altro le veglie estenuanti».
Insieme con lo studio e la vita comune S. Domenico volle infine la preghiera, sia quella personale che quella comunitaria. Il parlare con Dio, cioè pregare, è indispensabile per parlare di Dio al prossimo, cioè per predicare. La preghiera permette al Laico Domenicano di mettere in pratica il carisma dell’Ordine sintetizzato da S. Tommaso nel motto: «Contemplari et contemplata aliis tradere»: portare agli altri il frutto della propria contemplazione.
La contemplazione nella vita del domenicano non è un atto, è un sistema di vita. Non è solo preparazione all’apostolato, come generalmente si pensa, ma è la linfa che alimenta continuamente l’azione apostolica. La vita dell’apostolo è una preghiera continua. Realizza quel pregare «incessantemente», voluto da S. Paolo (1 cfr. Rom. 12, 12).
Parlare di Dio esige che si parli con Dio. Il predicatore è uno che prega. Questa preghiera è ascolto, accoglienza della Parola di Dio; essa è anche ascolto, accoglienza della parola che sale dal cuore degli uomini ai quali Dio si rivolge attraverso noi. La preghiera del domenicano tende verso il silenzio e desidera raggiungere la presenza di Dio al di là delle parole. Nella liturgia essa si fa celebrazione, intercessione. Nell’azione essa è l’anima dei gesti e dei fatti; il soffio delle parole, il vigore profondo delle lotte. Così pregava Domenico, con questa preghiera che proveniva dal più profondo di se stesso e che lo portava al largo, fino al più lontano degli uomini.
La predicazione
Annunciare dappertutto il nome del Signore Gesù Cristo (il Papa Onorio III a San Domenico, bolla del 18 Gennaio 1221), questo è il fine dell’Ordine.
Ma ciò che è proprio all’Ordine di San Domenico è l’interazione fra la vita vissuta e la parola annunciata. In effetti, la contemplazione e l’azione del predicare fanno parte, l’una e l’altra, del medesimo fine, la Predicazione, l’una come sorgente, l’altra come sua opera propria. La nostra contemplazione (che sia la preghiera, lo studio teologico) è in funzione della predicazione; per questo la nostra predicazione esige principalmente, la contemplazione.
La predicazione è la nostra missione specifica, lo scopo del nostro essere domenicani: di annunciare dappertutto il vangelo mediante la parola e l’esempio (Cost. Fondamentale § V).
Caratteristiche della predicazione domenicana:
Predicazione dottrinale: annuncio esplicito di Gesù Cristo che parte dall’esperienza contemplativa della fede, dalla preghiera e dallo studio.
Predicazione carismatica: Annuncio evangelico che parte dalla esperienza di una comunità evangelica guidata dallo Spirito.
Predicazione profetica: Annuncio come sguardo all’interno della vita, verso una prospettiva futura, attualizzando in seno alla Chiesa di Dio e nel mondo la Parola trasformatrice e vivificante di Dio.
Predicazione itinerante: Annuncio ad ogni uomo, in ogni circostanza e luogo, aperto alle sfide di ogni momento e disposizione ad andare dove è necessario.
Predicazione di frontiera: Annuncio destinato, a coloro che non hanno ricevuto il Vangelo, o dove sono presenti situazioni di conflitto nel contesto culturale, ideologico, religioso, politico, umano…
Conclusione
Essere Domenicani vuol dire sentire come S. Domenico l’ ansia della salvezza delle anime, predicando la parola di Dio e testimoniando la Verità, servendosi, per fare ciò, dei mezzi messi a disposizione dal Santo Fondatore.
I Laici Domenicani devono vivere non solo il carisma, ma anche lo spirito dell’Ordine, cioè quello stile di pensiero e di vita che concorre a coltivare e amare di più il carisma.
La spiritualità domenicana non si ferma, così, alla sola contemplazione, essa esige che si espanda nell’apostolato: “e cioè da preferirsi alla semplice contemplazione; perché come è più perfetto illuminare che non risplendere, così è meglio comunicare agli altri le cose contemplate, che non contemplare solamente…”
Il Laico Domenicano, se ben preparato, offre al mondo una buona testimonianza, la stessa che diede S. Domenico che, pur rimanendo “nelle realtà del mondo”, trattava ed animava dall’interno le realtà che lo circondavano…
La nostra missione è servizio al Vangelo, il nostro stile di vita, la vita evangelica diceva il grande domenicano Ives Congar
Anche la devozione alla Vergine Maria, considerata ispiratrice e patrona dell’Ordine, occupa un posto del tutto speciale nella vita dei figli di S. Domenico.
Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in Italia e nel mondo intero… questa frase di S. Caterina da Siena, utilizzata da Giovanni Paolo II quando ha salutato i giovani di tutto il mondo per il loro Giubileo, riecheggia da molti secoli e racchiude una modernità sconcertante che non si può fare a meno di ascoltare, meditare e fare propria.
Sia questo anche il nostro impegno.
Movimento penitenziale, che gravitava attorno ai conventi, ebbe la sua prima Regola dal Maestro Generale dei Domenicani Munio di Zamora nel 1285. Approvata da Innocenzo VII nel 1405, la regola fu manuale di intere generazioni di Laici che, pur restando nel mondo, si ispiravano e vivevano la spiritualità dell’Ordine, di cui si sentivano membri effettivi.
Dopo varie modifiche, l’ultima stesura della Regola fu elaborata dal Congresso Internazionale dei Laici Domenicani nel 1985 a Montreal, approvata definitivamente dalla Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari nel gennaio 1987.
La Regola del Laicato Domenicano si compone di due parti. La prima parte, dal titolo Costituzione fondamentale», riguarda i laici in senso lato, cioè fissa in maniera molto generica le condizioni che una qualsiasi associazione deve osservare per poter venire aggregata alla Famiglia Domenicana.
Ai Laici Domenicani in senso stretto è destinata la seconda parte della Regola, che ha conservato il significativo titolo di «Regola delle Fraternite Laicali di San Domenico».
Le attuali Fraternite fanno capo ad una regola molto generica destinata a tutte le Fraternite sparse nel mondo e ciascuna nella sua situazione nazionale a un Direttorio Nazionale, creato dal Maestro Generale dell’Ordine e destinato ad applicare la regola alle diverse situazioni.
