Le donne entrarono nella storia domenicana molto presto, ancor prima degli uomini. Come si è detto, già nel 1206 a Prouille (presso Tolosa) si formò una comunità che costituì una vera e propria stazione missionaria in appoggio ai predicatori. Alla morte di Diego, Domenico continuò a dare grande importanza a questa istituzione. Non potendo curarla personalmente, nel 1214 affidò la comunità ad un suo collaboratore di nome Natalis, che l’avrebbe governata come priore e che insieme ad altri confratelli avrebbe garantito l’assistenza spirituale. Nel 1217 Domenico accolse la loro professione religiosa secondo la regola di S. Agostino, allo stesso modo cioè dei frati predicatori da poco ufficialmente riconosciuti da papa Onorio III.
Dopo quello di Prouille, Domenico accolse altri due monasteri, quello di Madrid in Spagna (1218) e quello di S. Sisto a Roma (1219), entrambi con le stesse Costituzioni della comunità di Prouille. Per tutti e tre i monasteri era previsto almeno un padre spirituale o priore (a Madrid era Mannes, fratello di Domenico) e un procuratore che curasse le questioni economiche.
Va però notato che, nonostante l’atteggiamento favorevole di Domenico, l’Ordine dei Frati Predicatori fu sempre molto reticente nell’assumersi la cura delle monache. Anzi più volte furono richiesti alla Santa Sede privilegi di “esenzione” in tal senso. Su petizione del maestro generale Giovanni Teutonico il papa con bolla del 26 settembre 1252 esonerava l’Ordine dalla cura delle suore, con la sola eccezione dei monasteri di Prouille e di S. Sisto a Roma. Finalmente una bolla di Clemente IV (6 febbraio 1267) dava facoltà ai superiori maggiori di assumere il governo dei monasteri, con licenza però di non soggiornare presso il monastero ma di poter averne cura a mezzo di cappellani appositamente e di volta in volta deputati[1].
Il primo monastero nato dopo la scomparsa del fondatore e quindi il quarto della serie, sembra essere stato quello di S. Agnese di Bologna, fondato da Giordano di Sassonia, del quale divenne priora la beata Diana. Nata intorno al 1200, Diana aveva aiutato il beato Reginaldo d’Orléans ad acquistare il terreno annesso alla chiesa di S. Nicolò delle Vigne (14 marzo 1219). Domenico ricevette la professione religiosa di Diana e altre donne, ed avrebbe voluto la fondazione di un monastero, ma il vescovo si oppose. Il 22 luglio del 1221 Diana entrò fra le canonichesse di Ronzano, ma i parenti andarono a portarla via con la violenza. Poté ritornarvi, ma dovette attendere appunto la fondazione del monastero di S. Agnese per potervisi trasferire con le consorelle. Morì intorno al 1236.
Un collegamento fra il monastero di Bologna e quello di Roma è dato dalla figura di suor Cecilia. Di una decina d’anni più giovane della beata Diana, la beata Cecilia fu tra le sorelle che passarono da S. Maria in Tempulo al monastero di S. Sisto (28 febbraio 1221) voluto dallo stesso Domenico. Considerando il fatto che era stata in contatto col fondatore, verso il 1224 il papa Onorio III la inviò al monastero di S. Agnese di Bologna, dove più volte dopo la morte della beata Diana vi fu eletta priora. Intorno al 1260, forse sull’onda delle esortazioni del beato Umberto de Romans, decise di mettere per iscritto i suoi ricordi relativi al fondatore e ai primi tempi del monastero di S. Sisto a Roma. Nacquero così i Miracula Sancti Dominici, raccolti da suor Angelica, che rappresentano una delle fonti per ricostruire la personalità di Domenico.
Un grande impatto ebbe la predicazione domenicana in Germania, non solo con la nascita di numerosi conventi femminili domenicani, ma anche sui movimenti religiosi femminili in genere[2], cosa che avvenne forse in minor misura anche in altre nazioni.
Tra i più antichi monasteri dell’Ordine va annoverato anche quello ungherese di S. Caterina a Veszprem, dove nel 1246 il re Bela IV e la bizantina Maria vollero che fosse educata la loro bambina nata quattro anni prima. All’età di dieci anni il padre la fece trasferire al monastero di S. Maria nell’Isola delle Lepri (presso Buda). Aveva solo dodici anni quando fece la professione religiosa, ma prese il velo a diciannove, nel 1261. Nonostante che fosse figlia del re, Margherita ebbe una limitata cultura, preferendo darsi a lavori umili, ed ascoltando le spiegazioni di fra Marcello, ex provinciale d’Ungheria. Il suo amore per la povertà gli suscitò l’ammirazione anche dei Fraticelli, e nel suo paese fu considerata una mistica di rilievo. Morì il 18 gennaio 1270. Il suo culto già vivo in Ungheria dal XIII secolo, fu consacrato ufficialmente con la canonizzazione del 1943.
La prima delle beate domenicane a sperimentare estasi intense sembra sia stata Giovanna di Orvieto, nata a Carnaiola intorno al 1264. Ben presto orfana fu educata in casa di parenti, e per vivere esercitò il mestiere della sarta. Avendo con decisione rinunciato al matrimonio che le era stato già organizzato, entrò nel Terz’Ordine domenicano di Orvieto. Il fatto che il tema che la rapiva era la passione del Signore le causò il venerdì santo degli ultimi anni delle spossatezze che la lasciavano immobile stesa a terra. Tali fenomeni portavano estranei e consorelle a commenti non sempre benevoli, ma ella trovò sempre la forza di perdonare. Morì il 23 luglio del 1306.
Di poco più giovane fu S. Agnese di Montepulciano, nata verso nel 1268 (secondo il beato Raimondo da Capua il 1274) a Gracciano Vecchio. Entrata gio vanissima fra le domenicane del Sacco (così chiamate per la particolare forma dell’abito in quel monastero), dopo cinque anni con la sua maestra di noviziato fondò a Proceno (Viterbo) un altro monastero in cui fu eletta priora. Ma proprio mentre la sua fama di santità cresceva, i suoi concittadini di Montepulciano la invitarono a fondare anche lì un monastero, cosa che Agnese fece fondando S. Maria Novella, ove fu eletta priora e tale restò fino alla morte (20 aprile 1317).
Qui il primo gruppo di suore aveva emesso la professione religiosa nelle mani di un frate dei Servi di Maria, ma più tardi è certo che a prendersene cura fu un padre domenicano di Orvieto. Agnese godette ben presto fama di santità, ma inizialmente il suo fu un culto locale, poi nel 1601 l’Ordine ne recepì la festa, mentre per la canonizzazione bisogna attendere il 10 dicembre 1726 ad opera di papa Benedetto XIII. Nell’iconografia è raffigurata col modellino della città e con un giglio. Talvolta è dipinta in compagnia di S. Caterina da Siena e di Rosa da Lima.