Home » L'Ordine dei Predicatori » Grandi figure domenicane » Marie-Joseph Lagrange
marie-joseph lagrange
di P. Gerardo Cioffari OP
Geniale quanto coraggioso innovatore degli studi biblici in piena crisi modernista, Albert Marie Henry Lagrange[1] nacque nel 1855 a Bourg-en-Bresse. Dopo aver frequentato il seminario d’Autun, ove mostrò una grande disposizione alle lingue, specie al greco, s’iscrisse alla facoltà di diritto dell’Istituto cattolico di Parigi. Tra il 1873 ed il 1878 consolidò la sua formazione umanistica approfondendo la conoscenza del greco e perfezionandosi in diritto romano e diritto internazionale. Quando però fu sul punto di cominciare il lavoro legale, entrò prima in seminario ad Issy e nel 1879 nel noviziato domenicano di St Maximin (Var). Date poi le limitazioni per i religiosi in Francia, fu dai superiori inviato a studiare a Salamanca, dove si rese edotto della teologia di S. Tommaso. Qui studiò anche l’ebraico.
Nel 1883 diveniva sacerdote. I superiori però intuirono l’importanza di assecondare i suoi talenti, e dopo qualche difficoltà lo inviarono a studiare filologia ed esegesi a Vienna. Sotto la direzione di professori come D. H. Müller, Reinish e Wahrmund, si dette allo studio dell’assiro, l’egiziano, l’arabo, la filologia semitica e l’ebraico talmudico. Ma non era trascorso un biennio che i superiori lo inviavano a Gerusalemme (1890), ove si era impiantata una piccola comunità, assegnandogli il compito di creare una “scuola biblica”. Nonostante l’assenza di tutto, il Lagrange si mise di lena all’opera, confortato anche dalla tradizione che quello era il luogo del primo martirio cristiano (S. Stefano). Il 15 novembre 1890, all’età di 35 anni, dichiarava aperta l’École pratique d’Études bibliques. Egli si assunse il compito di insegnare le lingue orientali, l’introduzione generale alla Sacra Scrittura, la storia dell’antico oriente e l’esegesi dei libri storici. Il P. Sejourné insegnava Nuovo Testamento e guidava le escursioni archeologiche, mentre l’abbé Heidet, prete del patriarcato latino, insegnava geografia della Palestina. Nel gennaio del 1892 veniva fondata la Revue biblique. Da allora giorno dopo giorno fino al 1935 il Lagrange lavorò instancabilmente, poi dovette partire per la Francia per motivi di salute. Morì il 10 marzo del 1938.
Gli inizi della Revue Biblique furono tutt’altro che facili, soprattutto per i richiami dei superiori domenicani. Il Lagrange, infatti, era costretto continuamente a chiedere l’imprimatur o ai censori francesi o a quelli romani. Per poter superare le maglie della censura era spesso costretto a trovare appoggi in altri confratelli. Quando, ad esempio, fu criticato dai confratelli Tommaso Maria Granello (direttore de Il Rosario. Memorie domenicane), e da P. Raffaele Pierotti (commissario del sant’Ufficio dal 1887 al 1896), dovette ricordare ai suoi opponenti che egli non faceva che riprendere il pensiero del cardinale domenicano Zefirin Gonzalez (1831-1894), un protagonista della rinascita del tomismo in Spagna. Questi aveva pubblicato nel 1891 La Biblia y la ciencia, solo qualche mese prima che uscisse il primo numero della Revue Biblique. E già in questo primo numero il Lagrange lodava quella che il Gonzalez chiamava esegesi biblico-scientifica, oppure metodo scientifico-esegetico, il cui compito è di mostrare che tra l’interpretazione autentica e dogmatica del testo e le affermazioni provate della scienza, non esiste alcuna contraddizione [2]. A sostegno aveva anche il giudizio di P. Ambrogio Gardeil (che parlava di “innocuité théologique” della sua posizione, nonché la sospensione di giudizio del padre Jacques Marie Monsabré. Mentre frequenti richiami alla prudenza gli venivano dal maestro generale André Frühwirth (1847-1933) e soprattutto da Hyacinthe Marie Cormier (1832-1916), prima socio del generale e poi maestro generale lui stesso.
In contrasto con questo quadro drammatico che si evince dalla fitta corrispondenza edita dal Montagnes, nel Supplément au Dictionnaire de la Bible L. H. Vincent, vede nell’opera del Lagrange un intento apologetico, che nel problema dell’ispirazione e della storicità si pone in contrasto con le interpretazioni mitologiche correnti. A suo avviso, nel Lagrange si nota il cammino della rivelazione di Dio piuttosto che l’elaborazione degli interessi delle successive caste sacerdotali. Molti gli scritti sui profeti, come Isaia ed Osea, ma sempre con un occhio particolare all’ispirazione, come fece espressamente nel 1896 con lo scritto L’ispirazione e le esigenze della critica. Egli cercò sempre di non perdere di vista né le esigenze di una sana critica (genere letterario), né quelle di una fede teologica. Di conseguenza, secondo i modelli del pensiero tomista, egli vedeva la Bibbia come il risultato di una causalità principale (quella di Dio) e di una causalità strumentale intelligente e libera, laddove la seconda è subordinata alla prima. Una tesi sostanzialmente corretta, se non fosse per il passar sotto silenzio che nella mentalità cattolica corrente del tempo qualsiasi critica scientifica veniva vista come un attentato alla fede.
Pur non essendo uno specialista di topografia fu la sua ubicazione della città di Davide ad essere confermata dagli studi successivi. Si occupò anche del modo e dei tempi in cui si era formata la cinta muraria del tempio di Gerusalemme.
Quando fu nominato presidente del congresso cattolico di Friburgo (1897), da fedele interprete della teologia, volle sottomettere il suo testo, Le fonti del Pentateuco, al giudizio di alcuni teologi tomisti, che trovarono le sue conclusioni in linea con i principi del tomismo, anche se inopportuna la pubblicazione, in quanto interpretabile come un appoggio agli ipercritici. Ed infatti le critiche non mancarono allorché lo pubblicò sulla Revue Biblique (gennaio 1898). Ancor più scalpore fecero le conferenze (dal titolo La méthode historique, surtout dans l’exégèse de l’Ancien Testament) all’Istituto cattolico di Tolosa, invitato da mons. Batiffol. Nonostante le critiche, la via aperta dal Lagrange fu apprezzata dal pontefice Leone XIII che nel 1902 lo inserì fra i membri della Commissione Biblica già prevista dalla lettera apostolica Vigilantiae.
Fu in veste di “consultore della Commissione Biblica che il Lagrange rispose alle critiche rivolte dal gesuita P. Delattre alla sua opera La Méthode historique. Mettendo da parte l’andamento polemico, nel suo Eclaircissement sur la Méthode Historique, Paris 1905, lo studioso domenicano procede ad alcune precisazioni sull’esegesi biblica come vista dai santi Padri. A suo avviso il suo metodo storico non può essere definito propriamente nuovo, a meno che come termine di paragone del vecchio non si prenda il punto di vista del collegio romano al tempo del Perrone, che vede l’esegesi solo in termini apologetici: Scopus praecipuus esse debet dogmaticas praesertim Ecclesiae interpretationes defendere ac tueri adversus profanas haereticorum et incredulorum novitates et aggressiones [3]. E’ chiaro che tra i padri della Chiesa era prevalente l’opinione secondo cui la Sacra Scrittura non poteva sbagliare, ma non è altrettanto chiaro che cosa essi intendessero per errore. Un pò per tutti valeva la tesi poi espressa da S. Agostino, nel senso che basta una falsità per compromettere tutta l’attendibilità della Bibbia come parola di Dio: Si enim ad Scripturas sanctas admissa fuerint officiosa mendacia, quid in eis remanebit auctoritas ? [4] E diffuso era anche l’atteggiamento prudente del vescovo di Ippona che, allorché si imbatteva in passi evidentemente inaccettabili, diceva a sé stesso: me minime intellexisse, o se parlava ad altri: aut tu non intelligis. Prendeva cioè un atteggiamento di sospensione di giudizio come se si trattasse di una verità non compresa dall’uomo. Una soluzione a tal proposito aveva già trovato Origene, quando interpretava la Scrittura in senso allegorico spirituale, il che trasformava l’errore storico in uno strumento per dare un’insegnamento particolare. Secondo il Lagrange, invece, la soluzione che risponde meglio alle esigenze della critica moderna è quella adottata da S. Girolamo. Parlando a proposito di Isaia XIX, 1, Girolamo così si esprimeva: Sed et in hoc et in aliis Scripturarum locis pleraque ponuntur, quae non possent stare iuxta historiam: ut rerum necessitate cogamur altiorem intelligentiam quaerere[5]. E’ la tesi delle apparenze storiche, cioè che lo scrittore sacro non faceva che rendere nel testo quelle che erano le credenze e le conoscenze del suo ambiente e del suo tempo.
Più che gli “errori” provenienti dalle conoscenze scientifiche e storiche moderne, il Lagrange tendeva a sensibilizzare il lettore evidenziando le contraddizioni interne. Ad esempio, se si leggono tutti e quattro gli evangelisti, S. Pietro rinnega il Cristo in sette occasioni, eppure singolarmente presi affermano che lo rinnegò tre volte. Ancora: gli evangelisti confondono le fonti, attribuendo una citazione ad un profeta invece che ad un altro. In particolare Luca addirittura sbagliava le citazioni, non conoscendo l’ebraico. Marco all’inizio del suo Vangelo attribuisce a Isaia un passo di Malachia, e più avanti fa entrare Davide nella casa di Dio sotto il sommo sacerdote Abiatar, mentre il Libro dei Re dice espressamente Achimelech. Eppure, anche in questo caso i vecchi teologi non volevano sentir ragioni, come il Melchior Cano per il quale affermava che è empio attribuire ciò che Luca ha scritto sotto l’ispirazione dello Spirito Santo alla sua ignoranza dell’ebraico [6]. Per non parlare poi di esagerazioni quanto meno stravaganti, dovute a calcoli particolari, come quando Abimelech accoglie la novantenne Sara nel suo harem (Gen. XX).
Lo studioso domenicano è consapevole di essere sotto tiro. Infatti, nel rendere omaggio ai collaboratori della Revue Biblique, aggiunge: et qui me console cependant de la désapprobation plus ou moins complète des RR. PP. Brucker, Méchinau, Fontaine, Fonck, Delattre, Coubé, des revues Razon y Fé, La Civiltà Cattolica, Zeitschrift für katholische Theologie, O salutaris hostia, etc.[7]
Nonostante i tanti detrattori, il Lagrange fu chiamato a Roma, ed inserito come membro dell’Istituto Biblico pontificio, ma i progetti furono interrotti prima dalla morte del pontefice poi dallo scoppio della crisi modernista, che gettò sospetti anche sul Lagrange e il suo metodo storico. Se Leone XIII si era rifiutato dal pronunciar condanne lasciando l’esegesi al libero dibattito, non così Pio X, che condannò espressamente il Loisy e i seguaci della nuova esegesi biblica. Benché il Lagrange prendesse le distanze dalle posizioni del Loisy e dalle conclusioni di Salomon Reinach in materia di teologia comparativa, per circa dieci anni egli fu accomunato a costoro per il semplice fatto che per meglio chiarire il senso ed il contesto faceva ricorso alle recenti scoperte e ai confronti con le religioni e i popoli confinanti con Israele.
Preoccupati del suo indirizzo, i superiori dell’Ordine gli fecero sapere che avrebbero gradito una maggiore attenzione verso il Nuovo testamento[8]. Nacque così il Commentario al Vangelo di S. Marco (1911). Gli attacchi però non finirono e nel 1912-13 fu sollevato dall’incarico dell’insegnamento. Ma poi fu lo stesso pontefice Pio X a reintegrarlo nel suo ufficio. Anzi il papa intervenne a liberarlo mentre gli alleati germano-turchi lo stavano scortando al campo di concentramento di Orfa ed il Lagrange poté raggiungere la Francia. Uscirono quindi i Commenti alle lettere di Paolo ai Romani e ai Galati. Terminata la prima guerra mondiale, rientrò a Gerusalemme. Pur continuando a lavorare ai Commenti ai Vangeli, riprese a studiare l’ellenismo, le religioni misteriche, la gnosi, il giudaismo anteriore al Cristo.
Nonostante i suoi 75 anni, non si fermò, ma volle essere utile ai continuatori della sua opera alla Scuola biblica di Gerusalemme. Nel 1933 vedeva la luce la sua Storia antica del canone del Nuovo Testamento, ma il suo grande apporto restava il metodo storico, che, nonostante le critiche, teneva conto delle sempre più interessanti scoperte papirologiche e delle scienze ausiliarie. Il che non significa che si perdesse nei meandri degli apparati eruditi e filologici, ma che attraverso di questi andava al cuore dei punti sensibili e significativi, utili all’arricchimento della conoscenza della Bibbia.
L’opera cominciata dal Lagrange fu continuata da altri padri, come il De Vaux e il Rouscé, che diressero gli studi relativi a Khirbet-Qumran, la terra degli Esseni, nelle cui grotte fra il 1947 e il 1956 furono trovati i preziosi manoscritti. In questo stesso periodo si instaurò una feconda collaborazione fra le Editions du Cerf, dirette dai domenicani, e la scuola biblica di Gerusalemme. Dopo una serie di pubblicazioni separate, nel 1956 uscì la Bibbia di Gerusalemme, che ebbe ed ha ancora una vastissima diffusione.
[1] Su di lui vedi L.H. Vincent, Lagrange, Albert marie Henry, in F. Vigouroux, Dictionnaire de la Bible, Supplément, V, Paris 1957, col. 231-237 (questo autore cerca però di smussare tutte le asprezze della critica al Lagrange; va pertanto letto alla luce del successivo studio del Montagnes). F. M. Braun, L’œuvre du P. Lagrange. Étude et bibliographie, Ed. St Paul 1943.
[2] Bernard Montagnes, Les premiers déboires du père Lagrange avec la censure des publications, AFP, LXX (2000), pp. 445-481, in particolare la citazione a p. 448.
[3] Perrone, De locis theologicis, Milano 1857, parte II, cap. III, a. 2, n. 227, pp. 96, 99, 100. In Eclaircissement, cit., p. 3.
[4] Migne PL XXII, col. 648. Cfr. Eclaircissement, cit., p. 24, 29.
[5] Migne. PL XXIV, col. 250. Cfr. Eclaircissement, cit., p. 28
[6] De locis theologicis, II, 28. Cfr. Eclaircissement, cit., p. 49-50
[7] Eclaircissement, cit., p. 92.
[8] Sull’accusa di razionalismo rivoltagli nel decreto della Concistoriale del 29 giugno 1912, vedi Montagnes Bernard, L’Année terrible du Père Lagrange d’après les lettres à E. Tisserant, in AFP LXII (1992), pp. 329-383. L’avversario deciso di Lagrange era il gesuita Leopold Fonck, che cercava di fare affidare al suo ordine la Scuola Biblica. Ma molto deluso restò il Lagrange dal silenzio di Cormier.
Ordine dei Predicatori
Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia
Curia Provinciale - Convento Madonna dell’Arco - 80048 Sant’Anastasia (NA)
Tel +39 081.89.99.111 - Fax +39 081.89.99.314 - Mail: info@domenicani.net
Provincia San Tommaso d'Aquino in Italia
Curia Provinciale - Convento Madonna dell’Arco - 80048 Sant’Anastasia (NA)
Tel +39 081.89.99.111 - Fax +39 081.89.99.314 - Mail: info@domenicani.net
Newsletter
Iscriviti gratuitamente per ricevere le nostre news.
Iscriviti gratuitamente per ricevere le nostre news.