Bolla di canonizzazione

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«FONS SAPIENTIAE»

Gregorio, vescovo, servo dei servi di Dio, ai venerabili fratelli arcivescovi e vescovi e ai diletti figli abati, priori, arcidiaconi, arcipreti, decani, prevosti e agli altri prelati delle chiese, ai quali perverrà questa lettera: salute e la benedizione apostolica.
Il Signore nostro Gesù Cristo, Fonte della Sapienza, Verbo de Padre (Sir 1, 7), la cui natura è bontà, la cui
opera è misericordia, che ha redento e rigenerato le sue creature e non abbandonerà fino alla fine dei secoli (Mt, 28, 20) la vigna da lui trapiantata dall’Egitto, (Sal 79, 9) per ovviare alla instabilità degli spiriti e venire in aiuto alla diffidenza degli increduli, suole sapientemente perpetuare i suoi prodigi e moltiplicare la varietà delle sue meraviglie… (Dio) suscitò cioè lo spirito di S. Domenico e gli diede, come a cavallo della sua gloria, la fortezza della fede e il fervore della divina predicazione, facendogli prorompere dalla gola un alto nitrito. (Gb 39, 19). Fin dall’infanzia egli ebbe un cuore di vegliardo e, scegliendo di vivere nella mortificazione della carne, ricercò l’autore della vita. Infatti, votatosi e consacratosi a Dio come un nazareno, (Gdc 39, 19) sotto la Regola de beato Agostino, imitò Samuele nel servire assiduamente il Santuario (I Sam 3, 1) e continuò le pie aspirazioni di Daniele (Dn 10, 11) nel castigare i propri desideri. Percosse fedelmente, come strenuo atleta, i sentieri della giustizia (Sal 22, 3) e le vie dei santi. Non abbandonò neppure per un momento la casa del Signore e il suo ufficio di maestro e di ministro della Chiesa militante, sottomettendo sempre la carne allo spirito, la sensibilità alla ragione. Diventato un solo spirito con Dio, (I Cor 6, 17) si studiò tutto di farne ricerca nei suoi trasporti dell’anima, (Sal 30, 23) senza trascurare la carità verso il prossimo, per il quale seppe dedicarsi in giusta misura alle opere di misericordia. Così, al vederlo fustigare la voluttà della carne e far brillare la luce nelle dure menti degli empi, tutta la setta degli eretici ne tremò ed esultò la Chiesa dei fedeli.

Crescendo in età, crebbe anche in grazia (Lc 2, 52) e provava una inesprimibile felicità nel dedicarsi alla salvezza delle anime. Si diede allora tutto alla predicazione della parola di Dio e col Vangelo di Cristo generò molti figli, (I Cor 4, 15) anzi una moltitudine che, seguendolo nella sua ardua vocazione, si consacrò al sublime ministero evangelico: e ciò gli valse in terra il nome e l’ufficio di Patriarca. Divenuto, così, pastore e inclito duce nel popolo di Dio, istituì coi suoi meriti il nuovo Ordine dei Predicatori, lo istruì con i suoi esempi, né mancò di confermarlo con autentici ed evidenti miracoli….Grazie, inoltre, alla grande familiarità che ebbe con noi quando occupavamo un ufficio più modesto, noi avemmo già le prove della sua santità avendo potuto ammirare personalmente la sua vita. Si aggiunga ora, che dei testimoni qualificati ci hanno fornito la piena certezza dell’autenticità dei miracoli di cui ci era stato parlato. Noi, e il gregge affidato alle nostre cure, confidiamo, perciò, di poter essere aiutati dalla misericordia di Dio per intercessione di colui che, dopo averci consolati in terra con la sua gradita amicizia, ci accorderà dal cielo la gioia del suo potente patrocinio. Col consiglio e l’assenso dei nostri fratelli e di tutti i prelati presenti attualmente presso la Sede Apostolica, decretiamo, quindi, di iscriverlo nel catalogo dei santi, stabilendo in pari tempo e ordinando fermamente a tutti voi con la presente lettera, di celebrare e di far celebrare solennemente la sua nascita al cielo il 5 agosto, vigilia del giorno in cui egli, deponendo il fardello della carne, entrò ricco di meriti, nella società dei santi, fatto simile a loro per la gloria. Possa, così, il Dio ch’egli onorò da vivo, per intercessione delle sue preghiere, darci la sua grazia in questa vita e la sua gloria in quella futura. Desiderando, infine, che il venerabile sepolcro di questo grande confessore, che illustra tutta la Chiesa col fulgore dei suoi miracoli, sia degnamente frequentato e onorato dalla pietà cristiana; confidando nella misericordia di Dio onnipotente e nell’autorità dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo, noi concediamo ben volentieri a tutti i fedeli che, confessati e veramente pentiti, lo visiteranno ogni anno, il dì della festa, con devozione e debita riverenza, un anno di indulgenza.

Dato a Rieti, il 3 luglio, nell’anno ottavo del nostro pontificato.