La compassione di San Domenico

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«Vedendo le folle ne sentì compassione perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore». (Mt 9,36)
«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò ». (Mt 11,28)
Gesù è l’incarnazione della compassione del Padre il quale « ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito » (Gv 3,16). La venuta del Figlio e la sua missione sgorgano da questa compassione per l’umanità. La vita terrena di Cristo ne è la manifestazione esplicita che ha il suo culmine nella morte in croce: qui si compie il dono totale attraverso il quale Gesù diventa il Salvatore di tutti gli uomini.
La compassione è la via attraverso la quale il Padre, nel dono del Figlio, raggiunge l’umanità, ci salva e ci rende persone libere.
La compassione è un elemento connaturale in Domenico, non si può scinderla dalla sua vita. Giovane studente a Palencia, di fronte al dilagare della carestia vende i libri sui quali studiava, spinto da una forte compassione: «Quando egli era ancora nel secolo e studiava a Palencia, avendo infierito in quella regione una carestia tale che i poveri pativano la fame e molti ne morivano, egli, spinto dalla compassione e dalla carità, vendette i libri e tutto ciò che possedeva per procurare cibo ai poveri » (Dep. di fra Giovanni di Spagna). Donare il pane a un popolo che ha fame: Domenico inizia da qui ma, pian piano, attraverso gli eventi della vita, maturerà in lui la coscienza di un altro pane da donare: la Parola. «Quando venne a sapere che gli abitanti di quella regione erano eretici, provò una grande compassione per tante anime miseramente illuse dall’errore» (Lib. n. 15). Domenico, nel suo viaggio con il vescovo Diego attraverso il sud della Francia, scopre le folle smarrite nell’eresia, vede il loro rifiuto di parole che non danno vita, intravede la loro sete di Dio e la loro ricerca di senso. Nella notte trascorsa a Tolosa dialogando con l’oste eretico, gli si rivela un mondo nuovo, i suoi occhi si posano su una realtà in cui riverserà tutta la sua compassione. Sente crescere la responsabilità di essere collaboratore di Cristo nella salvezza degli altri e non risparmia più nulla di se stesso facendosi, come Paolo, tutto a tutti pur di salvare ad ogni costo qualcuno.
Il suo cuore è grande e aperto quasi istintivamente ad « accogliere tutti gli uomini nell’ampio seno della sua carità e perché tutti amava, da tutti era amato. Faceva suo quel motto: godere con chi gode, piangere con chi piange» (Lib. n. 107). La compassione dell’uomo lo spinge, nelle lunghe notti trascorse in chiesa davanti al Crocifisso, a rivolgere un accorato e insistente appello: « Signore, abbi pietà del tuo popolo: che ne sarà dei peccatori? E così passava le notti insonne, piangendo e gemendo per i peccati degli altri » (Dep. di Guglielmo II Peyronnet). Piangendo e gemendo… perché « il Signore gli aveva concesso la singolare grazia di piangere per i peccatori, per gli infelici e gli afflitti, le cui sventure portava come un peso nell’intimo del cuore e l’amore per essi, che lo bruciava all’interno, prorompeva al di fuori attraverso le lacrime » (Lib. n. 12). Le sofferenze degli uomini, che incontra ogni giorno nel suo instancabile peregrinare portando la parola di Dio, le porta nel suo cuore, nel santuario intimo della sua compassione, là dov’è la sede dell’amore, là dove l’amore si fa altare sul quale offrire continuamente al Padre tutti e per tutti intercedere. « Estende la sua compassione non solo ai fedeli, ma anche agli infedeli e ai pagani e perfino ai dannati dell’inferno, per i quali spesso piange » (Dep. di fra Ventura da Verona).
La compassione è un elemento connaturale in Domenico, ma si alimenta nel contatto abituale con il suo Signore, ed è questo amore per Cristo Gesù che lo porta a sentirsi completamente partecipe delle vicissitudini degli uomini, a condividere fino in fondo le loro difficoltà ed ansie, riproducendo in sé la fisionomia del Maestro di Galilea che illumina gli uomini con la luce della verità, del Figlio di Dio che sceglie di farsi nostro compagno per camminare al passo con noi, del Figlio dell’uomo che incrocia il nostro sguardo e ci dice: «Coraggio, puoi contare su di me ».