Storie e Leggende

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San Domenico con la stella in fronte

UNA STELLA IN FRONTE
Nelle immagini, S. Domenico viene raffigurato con una stella sulla fronte.
È il ricordo di antiche tradizioni. Secondo alcuni storici, la madrina che lo tenne a battesimo vide una stella ri­splendere meravigliosamente sulla fronte del battezzato. Secondo altri, la mamma lo vide come se avesse il chiarore della luna in fronte. « Con la qual cosa — dice il B. Giordano — veniva evidentemente preannunciato che egli sarebbe stato dato in luce alle genti per illuminare coloro che giacciono nelle tenebre e nell’ombra di morte: cosa che gli eventi poi confermarono » (Libellus, n. 9). « O lumen Ecclesiae » (= o luce della Chiesa), viene invocato nella liturgia, il Santo. E la stella diverrà uno degli elementi simbolici più diffusi dell’Ordine Domenicano da lui fondato.

 

 

 

Il cane con la fiamma

CANE DEL SIGNORE
Alla madre [Giovanna], prima che lo concepisse, era parso in visione, di portare in seno un cagnolino, il quale tenendo in bocca una fiaccola ardente, una volta uscitole dal grembo, sembrava dar fuoco a tutto il mondo. Ciò prefigurava che ella avrebbe concepito un predicatore insigne che (…) avrebbe destato le anime addormentate nel peccato, spargendo per il mondo intero quel fuoco che il Signore Gesù era venuto a portare sulla terra (B. Giordano, Libellus, 5).
Per questo nelle immagini, ai piedi di S. Domenico, spesso si trova un cane con una fiaccola in bocca.
Giocando sulla assonanza delle parole, poi, i frati fon­dati da S. Domenico, i Domenicani, sono stati raffigurati come « i cani del Signore » ( = Domini canes), che difen­dono fedelmente la dottrina della Chiesa contro gli errori delle eresie.

 

Non voglio studiare su pelli morte

NON VOGLIO STUDIARE SU PELLI MORTE
Giovanissimo, verso i 14 anni, S. Domenico andò a stu­diare nella prima università regia spagnola, in quella di Palencia. «Nel tempo in cui continuava i suoi studi a Palencia, si diffuse per quasi tutta la Spagna una spaventosa carestia. Egli allora, commosso dal bisogno dei poveri, (…) vendette in città i libri che possedeva, sebbene gli fossero necessari, insieme con ogni sua suppellettile e col ricavato fondò un’elemosina, distribuendo tutto ai poveri » (B. Giordano, Libellus, 10).
A chi si meravigliava che si fosse privato dei mezzi per studiare rispose con queste poche parole, le prime che di lui ci siano pervenute:  « Non voglio studiare su pelli morte (i libri di per­gamena), permettendo che degli uomini muoiano di fame ».
Il suo esempio di carità mosse l’animo degli altri pro­fessori e teologi, che da allora cominciarono a largheggiare in più abbondanti elemosine.

 

NEL LIBRO DELLA CARITA’
« Uno scolaro, udendo predicare il beato Padre S. Do­menico ottimamente, gli domandò in che libri studiava (…)Rispose l’uomo santo: Figliuolo, nel libro della carità più che in nessun altro libro ho studiato; questo libro insegna ogni cosa ». (Vitae Fratrum, n. 88).

 

San Domenico a tavola

IL PANE IN GINOCCHIO
Fra’ Paolo da Venezia riferì al processo di canonizza­zione di Bologna: « Domenico praticava la povertà perso­nalmente e desiderava che fosse praticata nell’Ordine (…). Portava un abito molto grossolano e quando era fuori dalle città o dalle vie maestre, si toglieva le scarpe e camminava scalzo (…). Egli l’aveva visto andare di porta in porta a domandare l’elemosina e ricevere del pane come un povero. Un giorno a Dugliolo (Bologna), dove domandava l’ele­mosina, un uomo gli diede una pagnotta intera: il Padre la prese in ginocchio con molta umiltà e devozione » (Pro­cesso di Bologna, n. 42).

 

San Domenico e San Francesco

SOSTEGNI DELLA CHIESA
Si narra che il papa Innocenzo III, dal quale S. Do­menico era andato per avere l’approvazione del suo Ordine, una notte vide in sogno la basilica lateranense che stava per crollare ed un uomo, S. Domenico, che sosteneva con le sue spalle le mura cadenti.
Tale fatto è ricordato anche di S. Francesco d’Assisi.
Si racconta pure che una notte, stando in preghiera, S. Domenico vide Gesù Cristo sdegnato contro il mondo e la sua Madre che, per placarlo, gli presentava due uomini. In uno riconobbe se stesso; ed impresse nella memoria il volto dell’altro. Il giorno seguente, in una chiesa vide quell’uomo, lo abbracciò e gli raccontò la visione avuta. Era S. Francesco d’Assisi. (Vitae Fratrum, n. 3).
Certo è che ancora oggi, dove esistono vicini un convento di Francescani e di Domenicani, il giorno della festa di S. Domenico i Francescani vanno dai Domenicani e il giorno di S. Francesco i Domenicani vanno dai Francescani per ripetere quel primo abbraccio tra i due Santi.

 

L’abito domenicano

L’ABITO DELL’ORDINE DOMENICANO
Narra il B. Giordano di Sassonia, che l’aveva udito dallo stesso S. Domenico che, mentre questi era a Roma, passò
per andare in Terra Santa, il decano di Saint-Aignan d’Orléans, maestro Reginaldo. Ammalatosi gravemente, S. Domenico andò alcune volte a trovarlo, lo esortò ad entrare nel suo Ordine e ne ebbe libero e pieno consenso.
Mentre bruciava dalla febbre gli apparve la Regina del Cielo e Madre della misericordia, la Vergine Maria. Gli unse gli occhi, le narici, le orecchie, la bocca, le reni, le mani e í piedi con queste parole: « Ungo i tuoi piedi con l’olio santo, affinché essi siano pronti ad annunciare il Vangelo di pace ». Inoltre gli mostrò l’abito intero del­l’Ordine, costituito da una tunica ed uno scapolare con cappuccio bianchi, una cintura di cuoio e una cappa e un cappuccio neri. E lo guarì. (B. Giordano, Libellus, n. 56-57).
Anni dopo, sul letto di morte a Parigi, il beato Reginaldo, al frate che era andato a portargli l’unzione degli infermi ricorderà di aver già avuto l’unzione dalla Madonna, ma affinché non si pensasse che egli disprezzasse il sacramento, l’accettava volentieri (Vitae Fratrum, n. 325).

LA GIOIA DI ESSERE DOMENICANO
Una volta fra’ Matteo di Francia, che aveva conosciuto il beato Reginaldo quando era ancora fra gli onori e le comodità del mondo, gli chiese: Maestro, non provate qualche rimpianto per aver preso questo abito?
E lui, abbassando la testa, rispose: Io credo di non guadagnare alcun merito vivendo in quest’Ordine, perché ci ho sempre trovato troppa gioia. (B. Giordano, Libellus, n. 64).

 

Patrocinio di Maria sull’Ordine

SOTTO IL MANTO DELLA MADONNA
S. Domenico raccontò alle Suore di S. Sisto, come se il fatto fosse accaduto ad un altro (ma i frati presenti facevano cenni che era successo a lui) questa visione.
S’era trovato improvvisamente rapito in spirito davanti a Dio. Vide il Signore e la Beata Vergine e, guardandosi attorno, tanti frati di tutti gli Ordini Religiosi, ma nes­suno del suo. Perciò ne fu molto amareggiato e non osava avvicinarsi. Fu la Madonna a fargli cenno con la mano di accostarsi a lei, ma egli non osò farlo finché non lo ebbe chiamato anche il Signore, che gli chiese perché piangesse.

 

Piango così — rispose — perché vedo qui rappresen­tanti di tutti gli Ordini, ma del mio non vedo nessuno.
E il Signore:

Vuoi vedere il tuo Ordine?
Sì, Signore,

Allora il Signore, ponendo una mano sulla spalla della Beata Vergine disse:
Il tuo Ordine l’ho affidato a mia Madre.

Poi soggiunse:
Ma lo vuoi proprio vedere?

Certo, Signore.

La Beata Vergine spalancò allora il mantello di cui era rivestita e sotto di esso S. Domenico vide una moltitudine immensa di suoi frati. (B. Cecilia, n. 7).

LA PROCESSIONE DELLA SALVE REGINA
Fra Giordano di santa memoria, che fu il secondo Mae­stro generale, ha lasciato scritto in un suo libretto sulle origini dell’Ordine, che un santo uomo degno di fede gli aveva riferito di aver visto frequentemente, mentre i frati cantavano: Eja ergo advocata nostra (Orsù dunque, avvo­cata nostra), la beata Vergine inginocchiarsi davanti al Figlio e supplicarlo devotamente per la diffusione e con­servazione dell’Ordine.
Ma anche una devota donna di Marsiglia, di origine e di nome Lombarda, una sera, partecipando alla completa dei frati, fu presa da tale fervore, che all’inizio della Salve Regina fu rapita in ispirito e vide quattro cose meravigliose, meritevoli di essere da noi rispettosamente ricordate.
Vide la Regina della Misericordia che quando i frati dicevano: Spes nostra salve (Salve, o nostra speranza), li salutava dolcemente; quando dicevano: eja ergo, advoca­ta nostra (orsù dunque, nostra avvocata), si inginocchiava davanti al Figlio e pregava per i frati; e quando soggiunge­vano: /Hos tuos misericordes oculos ad nos converte (rivol­gi a noi gli occhi tuoi misericordiosi, la vide lieta guardarli con occhio amoroso. Quando infine cantavano: Et Jesum, benedictum fructum ventris tui nobis post hoc exilium ostende (E mostraci dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno), la vide con in braccio il Figlio ancora in tenera età, mostrarlo a tutti e a ciascuno dei frati con molta gioia.