San Tommaso D’Aquino

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S. Tommaso d’Aquino è certamente uno dei più grandi pensatori dell’umanità. In un momento in cui la Chiesa si trovava su posizioni difensive rispetto ad una civiltà islamica avanzata e ad una cultura laica sempre più scettica, seppe coraggiosamente scendere sul terreno dell’avversario, rappresentato da quell’Aristotele che i nemici della Chiesa sventolavano trionfanti e la Chiesa stessa temendo censurava. Una missione difficile la sua, dare alla fede uno strumento filosofico in grado di rintuzzare gli attacchi degli intellettuali del tempo e non solo. Nell’elaborare il suo sistema Tommaso rivelò doti straordinarie nell’assimilare la saggezza aristotelica e nell’affinare una metodologia razionale e sillogistica. Se è vero che nei secoli successivi tale metodologia è stata abusata al punto da restare svuotata dei contenuti concreti, resta il fatto che possiede ancora oggi le potenzialità di saper recepire quanto di valido offrono i nuovi sistemi.

Il suo talento era molto apprezzato già quand’egli era in vita. Per cui, sia il papa che i provinciali della provincia Romana (che abbracciava tutta l’Italia da Firenze a Palermo) più d’una volta lo chiamarono a sbrogliare situazioni difficili sul piano culturale e scolastico.
Un fatto questo che nocque al suo sistema filosofico, che avrebbe potuto essere ancora più armonico ed articolato di quanto non lo sia stato.
Non sempre infatti fra i suoi commenti alle Sentenze di Pietro Lombardo e la Summa Theologiae v’è sintonia. Né fra gli scritti giovanili e quelli d’età più matura.

L’Ordine gli mise a disposizione dei segretari che potessero scrivere sotto sua dettatura, nonché uno dei migliori traduttori dal greco dell’epoca. Per cui, a differenza di molti altri pensatori, egli poté avere un contatto più diretto con l’opera dei grandi filosofi greci nonché dei Padri della Chiesa.

Della cultura del tempo Tommaso seppe attingere il meglio, accogliendo con onestà intellettuale certe deduzioni razionali (come l’eternità del mondo), ma senza indietreggiare di fronte a posizioni, come l’unità dell’intelletto universale proposta da Averroé, che presentava risvolti pericolosi per la fede cristiana. Anche se la corrente spiritualista continuò ad ispirarsi a S. Agostino, i capitoli generali promossero sempre  quella di S. Tommaso come teologia dell’Ordine.