La Summa Theologiae

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S. Tommaso compose opere di diverse dimensioni, alcune maggiori, come La Summa Theologiae e la Summa contra Gentiles, altre minori. Anche quelle minori però, per alcuni temi specifici, sono di notevole importanza. Tuttavia il suo nome è indiscutibilmente legato alla Summa Theologiae, detta anche Summa Theologica. E il motivo di questa identificazione del pensatore con questa sua opera sta nel fatto che, al di là della genialità delle soluzioni ai vari problemi, in essa si ritrova l’espressione più alta della Scolastica anche dal punto di vista metodologico.
La perfezione metodologica è data dall’insieme, dalle parti, nonché dall’articolazione ordinata del tutto.
Quanto all’insieme (ed all’articolazione ordinata) la Summa Theologiae è strutturata in tre parti, vale a dire:

Prima Pars:
Natura della Teologia (Quaestio 1ª), di Dio, delle sue qualità e perfezioni (qq. 2-26), della Trinità e della relazione fra Padre, Figlio e Spirito Santo (qq. 27-43), sul rapporto fra Dio e le creature (qq. 44-49), sugli angeli (qq. 50-64), sulla creazione (qq. 65-74), sull’uomo, come anima e corpo (qq. 75-101), sul paradiso, gli angeli buoni e cattivi e il governo degli uomini (qq. 102-119).

Secunda Pars: Prima Secundae (Partis)
L’uomo e il suo fine (qq. 1-16), gli atti umani e le passioni, come l’amore e l’odio, la tristezza e la gioia, la paura e il coraggio (qq. 17-48), gli abiti, le virtù e i peccati (qq. 49-89), la legge (q. 90-108), la grazia (qq. 109-114).

Secunda Pars: Secunda Secundae (Partis)
La fede (qq. 1-7), la scienza e i vizi opposti, come l’eresia e l’apostasia (qq. 8-16), la speranza e i vizi opposti (qq. 17-22), la carità e i vizi opposti (qq. 23-44), la sapienza, la prudenza e il consiglio (qq. 45-56), la giustizia (qq. 57-80), la religione e i vizi opposti (qq. 81-108), la verità, la generosità, la prudenza e i vizi opposti (qq. 109-138), la fortezza, la temperanza, la modestia e vizi opposti (qq. 139-170), la profezia, la grazia, vita attiva e contemplativa, ordini religiosi (qq. 171-189).

Tertia Pars
L’incarnazione del Verbo (qq. 1-20), Cristo sacerdote e mediatore, la Vergine e Gesù Bambino (qq. 21- 39), Miracoli, passione e resurrezione (qq. 40-59), i Sacramenti (qq. 60-65), il Battesimo (qq. 66-71), la cresima (q. 72), l’Eucarestia (qq. 73-83), la penitenza (qq. 84-90).

Supplementum
La confessione e la soddisfazione (qq. 1-16), il potere delle chiavi, la scomunica e le indulgenze  (qq. 17-28), l’estrema unzione (qq. 29-33), l’Ordine sacro (qq.  34-40), il matrimonio (qq. 41-68), morte, giudizio, resurrezione dei corpi  e visione beatifica (qq. 69-99).
Come si è detto, i testi del Supplementum sono di S. Tommaso, ma la redazione non è sua, bensì dei suoi discepoli che li hanno tratti da varie opere.

Quanto invece alle parti, va detto che le singole parti della Summa procedono per quaestiones (normalmente abbreviate in q. al singolare o qq. al plurale), come si è già visto nella divisione generale appena proposta. Ogni questione (Quaestio) è suddivisa in un certo numero di articoli (abbreviazione corrente: a. per articolo, oppure aa. per articoli) solitamente da 4 a 12.
L’articolo affronta dunque il problema specifico, che Tommaso introduce presentando la tesi contraria (Videtur quod): Sembra che (ad es. Dio non esista). Che egli non intenda sottovalutare la tesi avversa si nota dal fatto che il Videtur quod non è esplicitato in poche battute, ma è corroborato da tutta una serie di argomentazioni (introdotte dalla parola Praeterea = Inoltre). Soltanto dopo che ha sviscerato la tesi avversa, presenta la sua introducendola con le parole: Sed contra. (Ma, contrariamente a ciò), e quindi riportando brevemente la tesi a favore della quale finirà per pronunciarsi. A questo punto, nel corpo dell’articolo, si prende un suo spazio (Respondeo dicendum = Rispondo dicendo), per dare una enunciazione sintetica ma chiara del suo pensiero. Il che significa che volendo conoscere le conclusioni o le sue posizioni sarebbe sufficiente leggere il Respondeo dicendum, che è appunto il corpo dell’articolo. Chi invece vuol conoscere tutta l’argomentazione procede con la lettura della confutazione dei singoli punti che nella prima parte dell’articolo andavano a favore della tesi contraria. E così dall’Ad primum ergo dicendum si passa all’Ad secundum dicendum est, e così via.

Come esempio valga la celebre questione 46 della Prima Pars, relativa  all’eternità del mondo, in cui Tommaso espone con tanta accuratezza il pensiero degli oppositori da ingenerare il dubbio sul versante in cui egli effettivamente si poneva. Dubbi che non riuscì a dissipare neppure dopo il Contra murmurantes, in cui cercava di dimostrare l’ortodossia della sua tesi.

QUAESTIO XLVI: Sul principio dell’esistenza nel tempo (durationis) delle cose create. Questione divisa in tre articoli.
    E’ ora da prendere in considerazione il problema sul principio dell’esistenza nel tempo delle cose create, sulla qual cosa si pongono tre interrogativi: 1. Se (Utrum) le creature siano sempre esistite, 2. Se (Utrum) il fatto che abbiano avuto inizio sia un articolo di fede, e 3. In che senso (Quomodo) si dice che Dio all’inizio creò il cielo e la terra.

ARTICULUS PRIMUS: Se il mondo sia sempre esistito (Utrum universitas creaturarum semper fuerit).

VIDETUR QUOD: Sembra che la totalità delle creature, che ora si designa col nome di mondo, non abbia avuto inizio, ma sia esistita dall’eternità. Tutto ciò che comincia ad esistere, prima di esistere,  era possibile che esistesse; altrimenti sarebbe stato impossibile che divenisse. Se dunque il mondo ha cominciato ad esistere prima di esistere, significa che era possibile che passasse all’esistenza. Ma ciò che è possibile che esista, è materia, che è in potenza ad esistere, il che avviene grazie alla forma; oppure al non esistere, il che avviene per privazione. Se dunque il mondo ha cominciato ad esistere, prima del mondo c’era la materia. Ma la materia non può esistere senza la forma; e tuttavia la materia del mondo con la forma è il mondo stesso. C’era dunque il mondo prima che cominciasse ad esistere; il che è impossibile.

2. PRAETEREA   Inoltre… [secondo argomento per l’eternità del mondo]
3. Praeterea (Inoltre)…  Nessuna cosa ingenerata ha cominciato ad esistere. Ma il Filosofo dimostra che la materia è ingenerata, e che il cielo è ingenerato. Dunque il mondo non ha cominciato ad esistere.
4. Praeterea (Inoltre) … Dove non vi è un corpo, ma potrebbe esserci,  c’è il vuoto. Ora, se il mondo avesse cominciato ad esistere, dove ora è il corpo del mondo, prima non ci sarebbe stato alcun corpo, che pure avrebbe potuto esserci. Altrimenti  ora non ci sarebbe. Dunque prima del mondo ci sarebbe stato il vuoto, il che è impossibile.
5. Praeterea (Inoltre) … [Quinto argomento a favore dell’eternità del mondo]
6. Praeterea (Inoltre) … [Sesto argomento a favore dell’eternità del mondo]
7. Praeterea (Inoltre) … [Settimo argomento a favore dell’eternità del mondo]
8. Praeterea (Inoltre) … Dio è anteriore al mondo o solo per natura o anche per precedenza di tempo (duratione). Se lo è solo per natura, allora, essendo Dio dall’eternità, anche il mondo è dall’eternità. Se invece è primo anche in ordine di tempo, dato che anteriore e posteriore costituiscono il tempo, allora prima del mondo ci sarebbe stato il tempo, il che è impossibile.
9. Praeterea (Inoltre) … [Nono argomento a favore dell’eternità del mondo]
10. Praeterea (Inoltre) … Se l’azione di uno è eterna, anche l’effetto sarà eterno. Ma l’azione di Dio è la sua sostanza, che è eterna. Dunque anche il mondo è eterno.

SED CONTRA. Ma un argomento opposto (Sed contra est, quod dicitur) si deduce dal testo: “Glorificami o Padre presso di Te di quella gloria che avevo prima che il mondo fosse”. E ancora: “Il Signore mi aveva sin dall’inizio delle sue vie, prima che avesse fatto qualsiasi cosa”.

RESPONDEO DICENDUM. Rispondo dicendo che, a parte Dio, nulla è necessario che esista ab aeterno. E affermare questo non è impossibile. E’ stato infatti mostrato che causa delle cose è la volontà di Dio. Così dunque alcune cose sono necessarie che esistano, essendo necessario che Dio le voglia, poiché la necessità dell’effetto dipende dalla necessità della causa, come è scritto. E’ stato però anche notato che, assolutamente parlando, non è affatto necessario che Dio voglia alcunché, a parte sé stesso. Non è dunque proprio necessario che Dio voglia che il mondo sia dall’eternità. Ma il mondo è nel modo che Dio vuole che sia, dato che l’essere del mondo dipende dalla volontà di Dio, come dalla sua causa. Non è quindi necessario che il mondo esista da sempre. Di conseguenza non può neppure essere provato dimostrativamente. Né i ragionamenti apportati da Aristotele a tal proposito sono dimostrativi in modo assoluto (simpliciter), ma solo in modo relativo (secundum quid). Sono validi cioè solo nel contraddire gli argomenti degli antichi, che facevano cominciare il mondo secondo alcune modalità sinceramente inammissibili. E questo si evince da tre dati. Innanzitutto, perché sia nella Physica che nel De Coelo premette alcune opinioni, come quelle di Anassagora, di Empedocle e di Platone, confutandole con suoi ragionamenti. In secondo luogo, perché dovunque egli affronta tale questione, riporta testimonianze degli antichi: il che non si addice a chi dimostra, ma a chi cerca di convincere con argomenti più probabili. In terzo luogo, poiché espressamente dice che alcuni sono problemi dialettici, intorno ai quali non abbiamo argomenti, come appunto nel caso se il mondo sia eterno.

AD PRIMUM ERGO DICENDUM. Al primo punto si risponde dunque dicendo che prima che il mondo fosse, era possibile che il mondo esistesse; tuttavia non secondo una potenza passiva, che è la materia, ma secondo l’attiva potenza di Dio […]
AD SECUNDUM. Al secondo punto si risponde dicendo … [Si confuta il secondo punto]
AD TERTIUM. Al terzo punto si risponde dicendo che Aristotele dimostra che la materia è ingenerata per il fatto che non vi è un soggetto che la generi. Nel primo libro del De Coelo prova che il cielo è ingenerato, poiché non trova alcunché di diverso che lo generi. Dal che è manifesto che dai due argomenti non si conclude se non che la materia e il cielo non sono cominciati per generazione, come alcuni pensavano riguardo al cielo. Noi invece diciamo che la materia e il cielo sono prodotti per mezzo di creazione, come si evince da quanto detto.
Al quarto punto si risponde dicendo [Si confuta il quarto punto]
Al quinto punto si risponde dicendo [Si confuta il quinto punto]
Al sesto punto si risponde dicendo [Si confuta il sesto punto]
Al settimo punto si risponde dicendo [Si confuta il settimo punto]
All’ottavo punto si risponde dicendo [Si confuta l’ottavo punto]
Al nono punto si risponde dicendo che, come l’effetto segue dalla causa agente secondo la natura, secondo il modo della sua forma; allo stesso modo segue dall’agente per la volontà secondo la forma da lui preconcepita e predefinita, come si evince da quanto detto sopra. Benché dunque Dio dall’eternità sia causa sufficiente del mondo, non ne consegue che si debba porre il mondo da lui prodotto, se non nelle modalità previste dalle predefinizioni della sua volontà; che abbia cioè l’essere dopo il non essere, affinché più manifestamente Egli emerga come autore di esso.
Al decimo punto si risponde dicendo [Si confuta il decimo punto].

Il secondo articolo (Se sia articolo di fede che il mondo abbia avuto inizio), presenta ovviamente la stessa struttura del primo (ma con 8 Praeterea, invece di 10), il tutto per dimostrare che l’affermazione che “il mondo non esiste dall’eternità può essere tenuta solo per fede, ma che non può essere dimostrata con la ragione, come è stato detto anche per il mistero della Trinità”. All’obbiezione prima, che vede Dio come causa efficiente, ricorda quanto Agostino dice di alcuni filosofi che, pur ritenendo Dio causa efficiente, ritengono istantanea la sua azione e quindi il mondo è eternamente creato da Lui (come l’impronta eterna del piede sulla sabbia, che nessuno dubita fatta da un “calcante”). Anche l’espressione ex nihilo è insufficiente, in quanto non è detto post nihilum (ma solo ex). D’altra parte se il mondo fosse eterno, non per questo sarebbe uguale a Dio, in quanto l’eternità di Dio è un tutt’uno, mentre quella del mondo è caratterizzata dalla successione.
Il terzo articolo (Se la creazione delle cose avvenne al principio del tempo), in soli tre Praeterea ed ovviamente altrettanti Ad primum  (secundum, tertium) dicendum dopo il rituale Sed contra, seguito dal Respondeo dicendum, mantiene la creazione nel tempo, dando alcune dilucidazioni sul concetto di tempo nella formulazione biblica.